Ultima modifica: 24 Gennaio 2017
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“Gender equality at work” Progetto internazionale ad Osnabrück (Germania) Impressioni di una studentessa…

“The use of travelling is to regulate imagination by reality, and instead of thinking how things may be, to see them as they are.”
(Samuel Johnson, Letter to Hester Thrale)

Tutto è partito da una proposta: agli inizi del mese di ottobre la prof.ssa Bortone è entrata in classe come d’abitudine. Mi aspettavo si sarebbe svolta una regolare lezione di francese, e invece no. Ha iniziato a parlarci del progetto “Gender equality at work”, un’iniziativa per comprendere il ruolo dell’uomo e della donna nella società dei nostri giorni, a lavoro e nella vita quotidiana, e la concezione che il mondo multimediale trasmette tramite spot pubblicitari dedicati all’uno e all’altra. Ciò che più mi ha incuriosito è stato sapere che la nostra realtà italiana del binomio uomo-donna sarebbe poi stata confrontata con quella di un’altra realtà europea, quella tedesca, e che di conseguenza ci sarebbero stati due incontri, uno in Italia e uno in Germania, proprio per discutere di questa tematica importante e sempre attuale. Ho deciso sin da subito di accettare, ma dentro di me coesistevano due aspettative sul mondo tedesco: una “esterna”, condizionata da ciò che spesso si sente dire sulla Germania, ovvero che è un paese freddo, dedito solo al lavoro, quasi indifferente ad ogni relazione affettiva, riservato e troppo puntuale, e un’altra invece che sentivo più mia, scaturita da questi quattro anni di studio di questa cultura. La sensazione che idealmente mi trasmetteva la Germania era quella di una nazione civile, precisa in senso positivo poiché permetteva a tutti di avere un proprio ruolo nella società e soprattutto regolata da un profondo rispetto per il territorio e per gli altri. Aderendo al progetto mi sono fatta una promessa: avrei scoperto se la mia ideale impressione del mondo tedesco fosse non solo vera, ma tanto forte da smentire i pregiudizi di cui spesso noi esseri umani siamo vittima.
E così, per una sfida con me stessa, è iniziata questa meravigliosa avventura. Assieme alla prof.sse Bortone e Trifiletti, la notte fra l’11 e il 12 dicembre, io ed altre 17 ragazze abbiamo lasciato Foggia per prendere, a Roma un aereo, direzione: Düsseldorf. Da lì, tramite le ferrovie tedesche, siamo finalmente giunti alla stazione di Osnabrück in tarda mattinata. Ad accoglierci i nostri corrispondenti e Frau Nörenberg, docente referente del progetto in Germania. Sin dal primo istante, da quando li abbiamo intravisti dai finestrini del treno, la stanchezza provata fino a quel momento a causa del viaggio è svanita: il calore che ci trasmettevano era talmente forte da farci sentire a casa e da sfatare ogni mito riguardante la freddezza tedesca. Insomma, le mie sensazioni si stavano rivelando in vantaggio per 1-0 sui pregiudizi mondani. Ma il meglio doveva ancora venire! A casa della mia corrispondente, Anne, ho trovato davvero una seconda famiglia, affettuosa, gentile, simpatica, due genitori tanto speciali che mi hanno trattato come se avessi vissuto con loro da sempre e una sorella buona e solare che mi sembrava fosse mia amica da una vita. Ogni momento che ho speso con loro è stato importante, costruttivo, interessante, grazie a loro ho imparato tanto, la loro gioia ogni giorno mi contagiava, mi insegnava termini nuovi tedeschi che non conoscevo e soprattutto mi integrava nella loro routine con gentilezza e affetto, senza mai farmi sentire di troppo. (Aspettative calorose 2 pregiudizi 0).
La stessa cosa vale per l’ambiente scolastico: insegnanti e alunni, quando ho seguito con loro qualche lezione, si sono dimostrati sempre disponibili, anzi, a volte mi sembrava di frequentare quella scuola regolarmente, tutti i giorni, tanto che mi facevano sentire “una di loro”. Importanti sono stati anche i giochi fatti i primi giorni per conoscerci meglio, semplici, divertenti e appositamente studiati per farci interagire gli uni con gli altri di modo che la divisione timida iniziale italiani-tedeschi svanisse e ci sentissimo tutti appartenenti ad un unico gruppo. (Un altro punto a favore delle aspettative calorose.)
La Germania però non mi ha offerto solo l’opportunità di conoscere persone fantastiche, mi ha donato anche la possibilità di arricchirmi culturalmente innanzitutto, perché ho avuto occasione di praticare non solo il tedesco ma anche l’inglese, fondamentale per esporre tutti i progetti realizzati relativi alla tematica “Gender equality at work”. Ho potuto respirare a pieni polmoni l’aria natalizia, protagonista di Brema, Münster e Osnabrück, città spettacolari pregne di tradizioni e costumi, ma soprattutto dei Weihnachtsmärkte, caratteristici del posto, in cui sembrava ci fosse una strana magia che rendeva tutti più allegri e cordiali. Ho avuto modo di approfondire, in maniera innovativa, pratica e inusuale, anche l’ambito scientifico quando siamo andati all’Universum, a Brema, museo interattivo in cui, su tre piani ben distinti è stato possibile ammirare esposizioni di ogni tipo e vedere praticamente il funzionamento di tre ambiti fondamentali nella nostra vita con cui interagiamo di continuo: il cosmo, la natura e l’uomo. E infine ho arricchito il mio ambito preferito, quello creativo, allo “Jugendliche Zentrum”, “Centro della gioventù”, in cui attività dedicate ai giovani e a costo zero mi hanno concesso la possibilità di interagire con oggetti della vita quotidiana dando loro una nuova immagine. Ovviamente essendo tanti ragazzi non abbiamo potuto svolgere tutti le medesime mansioni e siamo stati divisi in gruppi, facendo attività manuali, come il bricolage e il lavoro del legno, la fotografia, la realizzazione di un video e il doppiaggio di una storia in tedesco. Protagonista indiscussa del pomeriggio al centro ricreativo è stata la fantasia. Che dire: con queste attività le aspettative calorose, come si direbbe in ambito calcistico, hanno calato il poker, andando in vantaggio per 4-0.
Ad accompagnare questi momenti di crescita relazionale e culturale la grande civiltà dei cittadini tedeschi, il rispetto per le regole, l’ambiente e l’altro per garantire la felicità e il benessere di tutti, determinando così anche una crescita sociale, esattamente come mi aspettavo. E questa conferma è stato l’exploit di questa settimana all’estero, che almeno per me è valsa il doppio.
Insomma, al termine di quest’esperienza, le calorose aspettative hanno battuto per 6-0 i pregiudizi che ho spesso sentito dire e mi hanno reso ancora più consapevole del fatto che per viaggiare bisogna spogliarsi da ogni voce negativa, lasciarle a casa, come ho fatto prima di quell’11 dicembre, fidandosi solo dei propri istinti che, nel mio caso si sono rivelati positivi e soprattutto veritieri. Ciò mi è servito anche a dare una risposta alla sfida che mi ero lanciata avendo provato in prima persona l’ambiente tedesco. Ora più che mai posso dire “Sfatiamo ogni mito: la Germania di freddo ha solo il clima!”

Silvia Spada
4^ C Linguistico